domenica 18 novembre 2012

#2 Caos totale a scuola

Corteo studentesco.
 16 novembre 2012, Palermo. Io c'ero. Credo nel potere della protesta, credo nel potere delle manifestazioni, se fatte con criterio. Dopo aver attraversato la città, con un gruppo di ragazze della mia scuola che neanche conoscevo, dopo aver corso, saltato, urlato e fatto sentire la mia voce, torno a scuola. Comitato degli studenti. Bisogna decidere come agire, che posizione prendere. Occupiamo dicono, è l'unico modo per far svegliare il governo. Cogestiamo, si sente dall'altra parte. E' una lotta comune, collaborazione tra professori e alunni, questo serve. E cogestione sia. Esco dal comitato stanca, dopo una mattinata estenuante e un pomeriggio angoscioso, tra urla e dibattiti. Non vedevo l'ora di tornare a casa, davvero non avevo mai desiderato così tanto di raggiungere il mio letto e non lasciarlo più. Il giorno dopo, stessa storia. La scuola si trova nel caos più totale, nessuno sa come muoversi prima. Vagavo per la scuola, mentre tutti erano concentrati ad analizzare il problema, quei discorsi li avevo sentiti e risentiti, non ne potevo più. Incontro Bethany, la ragazza di Phoenix attualmente in Italia con Intercultura. Vi dirò, ero sollevata di vederla, avevo bisogno di parlare con qualcuno con una mente diversa. Bethany, come me, girovagava per la scuola senza una meta, non appena mi ha vista mi è venuta in contro chiedendomi cose stesse accadendo a scuola in questi giorni. Le ho spiegato tutto, le ho spiegato che l'Italia non investe nell'istruzione, che non ci sono i soldi per niente, che gli studenti e i professori si sono stancati. Beth mi ha detto di sedermi, non ho capito subito cosa avesse intenzione di fare, poi si è seduta sulle scale, ha preso un suo quaderno e ha iniziato a scrivere una serie di cose. Mi sono seduta accanto a lei. Guarda mi ha detto, negli USA la scuola è così. Mi ha spiegato tutto il sistema Statunitense, in realtà già lo conoscevo ma stavo in silenzio e ascoltavo. Mi ha detto che in America gli studenti non sborsano metà stipendio dei genitori per potersi pagare i libri e il materiale didattico, in America ci pensa la scuola a questo. I professori non decidono di togliere tutte le attività extracurricolari come forma di protesta, ma ne mettono a disposizione sempre di nuove, anche se non vengono retribuiti. L'America cerca di creare cervelli, non di distruggerli. Bethany, la ragazza che tanto ha sognato l'Italia, dopo avermi spiegato con quel sorriso compiaciuto e un po' malinconico come funziona l'America, si è resa conto che lì le cose sono migliori. Perché lì gli studenti al pensiero di dover andare a scuola, sono felici. Non sono dispiaciuti, demoralizzati o disperati. Non vivono con l'ansia dell'interrogazione andata male. Affrontano l'istruzione diversamente, com'è giusto che sia. Forse non conosceranno a memoria la Divina Commedia o i trentotto capitoli di Manzoni, ma lì i ragazzi imparano a vivere, vivendo più serenamente la loro gioventù. Sanno che non studiando, in futuro, dovranno accontentarsi di un discreto lavoro, ma sanno anche che studiando possono andare lontano, non si ritroveranno con un laurea in mano e un Paese senza opportunità di lavoro. Tutto questo non fa altro che aumentare la mia voglia di andare via, di partire, di provare, di conoscere. Non voglio rimanere più qua. Nel paese senza un futuro.
8 maggio 2013.
Oggi stavo pensando a Bethany, non ho voluto fare un altro post ma ho preferito modificare questo. Dal 16 novembre n'è passato di tempo, anche se non si direbbe. Quest'anno scolastico è veramente volato. Meglio così. Non sento Bethany da tanto tempo, non ha completato il suo exchange year. E' tornata a Phoenix qualche tempo dopo Natale, non si trovava bene qua. Credo abbia fatto la scelta più giusta per lei, si vedeva che qua non si trovava.. era troppo fuori posto! Non è riuscita ad adattarsi, l'unica cosa che le rimprovero è quella di essersi arresa ma la scelta è sua e bisogna rispettarla.










 Un bacio,
Sil

domenica 21 ottobre 2012

1# 'Chi parte sa da cosa fugge ma non sa cosa cerca'


Il primo post. Penso sia il più difficile in assoluto. Con chi sto parlando? Forse sola. E se non fosse così? Bene, allora mi tocca presentarmi.  Sono Silvia, una ragazza di 15 anni che ha un sogno:  diventare un exchange student. Vi starete chiedendo il perché.. e a dire il vero prima devo trovarlo io. Ci sono molti motivi  per cui ho deciso di partire, ma qual è quello vero? Qual è quel motivo che mi ha spinta a decidere di intraprendere quest’esperienza? Non è una cosa adatta a tutti, in molti pensano sia una pazzia. Ma dentro di me c’è una forza che mi spinge a farlo, mi dice che questa è la strada per il mio futuro e quindi devo farlo, sento di doverlo fare.  Sento di dover andare via, andare alla ricerca di me stessa. E questo è possibile solo lasciando tutto e prendendo quell’aereo verso nonsisacosa. Questo è il mio diario, qui scriverò tutto passo dopo passo. Non voglio dimenticare niente, voglio poter rivivere sensazioni ed emozioni rileggendo le pagine di questo blog. E’ ancora presto, prima di iscrivermi devo aspettare altri 10 mesi ma ho deciso di iniziare a scrivere questo blog perché l’esperienza inizia nel momento in cui decidi di partire e la mia è iniziata già da tanto tempo.













Un bacio,
Sil <3